26/09/13

Franz Lehàr, "Paganini"

Elisa Bonaparte Baciocchi
Joseph Kinson, castello di
Fontainebleau
Paganini ebbe senz'altro fascino demoniaco e la sua vita offre una ricca aneddotica, Un'aneddotica sentimentale, romanzesca e inquietante che comprende avventure degne dei grandi libertini come Casanova e tale da giustificare le più fantasiose interpretazioni. Con spregiudicata ingenuità Franz Lehàr si appropriò del personaggio e ne fece un corteggiatore galante, un eroe della frivolezza, un Paganini senza demoniaci furori creativi; un Paganini charmeur.
I librettisti dell'operetta Paganini, che segnò il ritorno al successo di Lehàr, elaborarono in particolare un episodio storico (la relazione con Elisa Baciocchi), amalgamandolo con elementi tipici della lirica leggera degli anni Venti.

24/09/13

Giovanni Ricordi

Giovanni Ricordi
La casa editrice musicale Ricordi fu fondata a Milano da Giovanni Ricordi (1785-1853) nel 1808.

Giovanni Ricordi, inizialmente attivo come copista presso alcuni teatri milanesi, aprì una piccola copisteria che trasformò in una vera e propria casa editrice, associandosi all'incisore Felice Festa, dopo essersi recato a Lipsia per studiare i metodi calcografici di Breitkopf e Hartel. 

Nel 1814 pubblicò il primo catalogo delle edizioni; nel 1825 acquistò ed incluse nel proprio catalogo tutto il fondo dell'archivio della Scala. Sotto Giovanni furono stampate le partiture delle opere di Rossini, Bellini, Donizetti e Verdi.

Domenico Barbaja

"All'accademia di giovedì scorso mi favorì il Cavalier Crescentini musico; mi fece visita nel camerino, pregandomi di favorirlo a pranzo nella sua campagna. Ci fui e mi mi divertii moltissimo in compagnia di Madama Colbran e di un'altra Signora dilettante, la quale, bella come Ebe, mi innamorò cantando un duetto: "per mari per fonti cercando di Nice...". Il Sig. Barbaja, impresario dei Teatri di Napoli, mi ha fatto invitare colà da Madama Colbran, promettendomi tutti i teatri "gratis" purché vada per la fin di settembre".

Domenico Barbaja
Sono parole di Paganini queste, in una lettera all'amico Germi. L'impresario dei Teatri di Napoli, Domenico Barbaja, aveva rimesso in piedi il San Carlo di Napoli a proprie spese ma soprattutto era l'uomo che aveva lanciato Rossini. Prima di ciò aveva fatto un'incredibile ascesa: misto di genio e di ciarlatano, aveva debuttato come sguattero in un caffè.

Gran giocatore al banco del faraone, uomo volpino e intrallazzatore, iniziò a guadagnare a Milano in mezzo ai fornitori francesi che facevano e disfacevano la loro fortuna ogni sei mesi al seguito degli eserciti (Stendhal).

La sua fortuna arrivò nell'anno 1800, anno in cui egli scoprì "l'alto segreto di mescolare la panna con caffè e con la cioccolata, onde nell'imperitura parola di "Barbajada" si fece un monumento più saldo del granito". (Rovani)

21/09/13

Il Carnevale romano del 1821

Il Carnevale Romano in via del Corso - Thomas Uwins
Rossini e Paganini trascorrono insieme il Carnevale del 1821 ed è in questa occasione che Niccolò dirige un'opera del pesarese: il clou della stagione teatrale è un'opera di Rossini, Matilde di Shabran, scritta per il Teatro Apollo. Alla vigilia della prima il direttore d'orchestra muore d'un colpo apoplettico e Rossini sceglie Paganini per sostituirlo. Niccolò ha una buona esperienza come direttore d'orchestra perché ha ricoperto questo ruolo a Lucca, alla corte di Elisa Baciocchi, e non sarà l'ultimo grande violinista a dirigere un'opera di Rossini (Salvatore Accardo diresse "L'occasione fa il ladro" nel 1987 al Rossini Opera Festival di Pesaro). 
La fama diabolica di Paganini deve ancora arrivare ma certo in questo periodo Niccolò ha già assunto nell'aspetto un qualcosa di inquietante e divertente.

Paganini e la gastronomia

La ricetta del ripieno dei ravioli alla
genovese scritta di pugno da Paganini
nel 1839
Anche se Paganini non poteva cavarsela ai fornelli come il collega Rossini, era tuttavia un buongustaio.

Nel suo carteggio viene spesso menzionato il magnifico minestrone alla genovese preparato dalla mamma, la signora Teresa. 
In una lettera da Venezia, del 1816, scrive alla madre: "Io sono allegro, ma lo sarò ancor di più se vi tratterete bene a tavola e desidero vi comperiate del buon vino Monferrato e vi cibiate di buone vivande e facciate stare tutti della famiglia allegri, altrimenti io sarò malcontento".
Più tardi, scrivendo al Germi, rammenta le preziose vivande preparate dalla vezzosa signora Antonietta, la farinata alla genovese e i  ravioli alla genovese della signora Camilla (futura moglie di Germi): "Ogni giorno di magro e anche di grasso, sopporto una salivazione rammentando gli squisiti ravioli che tante volte ho gustati alla tua mensa”.

Cultore della cucina ligure, amante della cioccolata che era solito prendere al mattino, Paganini non manca di osservare con una vena ironica le abitudini britanniche: "Gli inglesi prendono le pillole a tavola  e anche prima e dopo l'insalata, indi vomitano se occorre e tutto aggiustano col thè".

Nel 1839, ormai prossimo alla fine, scrive in una lettera la ricetta richiestagli del ripieno dei ravioli alla genovese:

Moderno Orfeo

Il castello di Tegernsee
Nel novembre del 1829, Paganini viene incoronato a Monaco dal "regio direttore d'orchestra Stutts in mezzo ad un indescrivibile entusiasmo, con una corona d'alloro". 

Il 26 novembre si lasciano aperte le porte del teatro per la folla che non ha potuto entrarvi, la platea appartiene al re. La famiglia reale di Baviera, la duchessa di Lichtenberg, il principe Carlo, sono presenti. Mancano solo il re Luigi I sofferente, e la regina madre, Federica Guglielmina Carolina di Baden, vedova di Massimiliano Giuseppe. Paganini si reca quindi a presentar loro i suoi omaggi a Tegernsee, residenza di campagna dei sovrani di Baviera, e qui avviene un piacevole "incidente". Al momento del concerto si ode un gran tumulto; una sessantina di contadini dei dintorni, avendo saputo dell'arrivo del grande violinista sono accorsi nella speranza di poterlo udire. Chiedeno alla regina Federica Guglielmina che si lascino le finestre del castello spalancate come era accaduto in teatro a Monaco. "La buona regina, fece di più di quel che le si chiedeva. Ordinò che si lasciassero entrare nel salone, dove si fecero notare sia per la maniera discreta con la quale testimoniarono la loro soddisfazione sia per il decoro dell'abbigliamento".

20/09/13

"I Paganini"

I Paganini 
Quando Paganini arrivò a Vienna, nel 1828, in città dilagò la "moda alla Paganini".
Ogni vetrina ebbe la sua icona paganiniana: dall'immensa litografia alla miniatura da incastonare in un anello. Tabacchiere, pomi di bastone da passeggio possedevano il ritratto del maestro. Un pasticcere lanciò dei confetti con la sua effige. Niccolò veniva "mangiato" in involucri di marzapane e di zucchero filato; i panini presero la forma dei violini; i ristoranti lanciarono dei "menus à la Paganini". Le donne si pettinavano alla Paganini e la moda maschile dei viennesi ebbe la stessa ispirazione per un'intera generazione: cappelli, sciarpe, bottoni da camicia, portasigari, fazzoletti, scarpe, spille da cravatta, tutto prese il suo nome. Al bigliardo i colpi riusciti si dissero "alla Paganini", come i guanti ricamati con un violino sulla mano sinistra e un archetto sulla destra. Le cose più impensabili si fregiavano del nome e di riferimenti al maestro.