"Paganini fu il primo vero direttore d'orchestra italiano nell'accezione moderna di tale funzione...
Il progetto paganiniano di una orchestra stabile con repertorio anche sinfonico si è per così dire realizzato, mutatis mutandis, attraverso la costituzione a Parma nel 1975 di una orchestra regionale, oggi denominata Orchestra Sinfonica dell'Emilia Romagna Arturo Toscanini, che di quel progetto ha colto idealmente la lontana eredità"(Marcello Conati)
Violette di Parma
Maria Luigia, duchessa di Parma |
E' la sera del 13 maggio 1829. Da tredici anni Maria Luisa d'Asburgo Lorena, ex Imperatrice dei Francesi, ha mutato il suo nome in "Luigia" e regna felicemente sul ducato di Parma.
Quella sera del 13 maggio è un giorno fatato per i parmigiani perché ha luogo l'inaugurazione del Nuovo Teatro Ducale. Quando la duchessa si affaccia dal palco reale è raggiante, il colpo d'occhio è superbo: il teatro, iniziato otto anni prima in stile impero dall'architetto Bettoli, è una bomboniera: fregi d'oro spiccano sul bianco avorio dei quattro ordini di palchi ornati di rose; infiorati anche il loggione e la platea di velluto rosso; il lampadario di cristallo è una vera follia: ordinato al famoso Lacerrière di Parigi, brilla di mille riflessi, un'isola di luce; il Borghesi ha affrescato il soffitto con scene arcadiche.
Tutti sanno che il teatro è costato l'astronomica cifra di 1.190.664 lire ma non importa; Parma è travolta dall'orgoglio di avere un teatro tra i più belli d'Italia.
Un po' di storia
Nato nel 1821 come Nuovo Teatro Ducale, ideale proseguimento del Teatro Ducale (1688-1829) che era stato uno dei maggiori teatri d'Europa, ebbe nel 1849 il nome di Teatro Regio, destinato soprattutto all'opera e al balletto, provvisto inoltre di un'orchestra che Paganini definì "la migliore d'Italia".
Inaugurato nel 1829 con la Zaira di Bellini, ebbe fama soprattutto per l'attiva partecipazione di pubblico competente e appassionato.
Basta sfogliare i protocolli del Ciambellano della Duchessa per rendersene conto. Ve ne sono di molto spassosi, ma ci limiteremo a qualche rapido esempio.
"Atteso la continuazione del modo indecente col quale il pubblico fa conoscere il suo malcontento per l'attuale spettacolo, l'obbliga a pregarlo di volergli far conoscere le di sue intenzioni come capo dell'alta Pulizia riguardo: o a chiudere il Teatro sino al nuovo spettacolo, o a proseguire le rappresentazioni."
L'interno del Teatro Regio di Parma |
Malgrado i regolamenti e la presenza della forza pubblica in teatro, scorrendo all'Archivio di Stato di Parma le relazioni quotidiane della polizia sul comportamento del pubblico, si legge che vi sono state diverse serate...difficili.
Il 18 gennaio del 1872, ad esempio, per una rappresentazione del Trovatore "i pochi spettatori si abbandonarono a furiose disapprovazioni: i cantanti, sbigottiti, stonarono a più non posso: e così crebbero i fischi al segno da dover abbassare il sipario. I fischi poi e le grida solite di: "Abbasso la Commissione" e perfino "Abbasso la camorra" seguirono per lunga pezza in teatro e fuori".
Paganini a Parma (1834-1836)
Dopo sei anni di peregrinazioni in Europa, Paganini torna in Italia. Siamo nell'ottobre del 1834: una sosta a Genova per abbracciare parenti e amici, poi a Parma per installarsi nella sua nuova abitazione di delizia che sarà Villa Gaione (sita nel comune di Vigatto a pochi chilometri da Parma), e per rispondere all'invito di Maria Luigia per un concerto di beneficenza il 14 novembre, concerto al quale assisterà anche il giovane Verdi.
Il l° novembre Maria Luigia lo incarica di ristrutturare l'orchestra di corte e lo nomina membro della commissione dell'orchestra di corte, direttore d'orchestra e del teatro.
Paganini si tuffa in questo nuovo incarico con grande entusiasmo. I complessi internazionali di Vienna, Berlino, Monaco, Londra, erano tutti sottomessi ad un musicista di gran classe, creatore ed organizzatore. Paganini ha dunque in mente una nuova figura di direttore d'orchestra. Abolisce l'autorità un po' provinciale del "maestro di cembalo" e anche quella del "violino solista". Soltanto il "violoncellista solista", nella persona del maestro Orlandi, merita per Paganini una considerazione particolare.
Ecco come doveva essere, secondo il maestro, la figura del direttore d'orchestra:
"Egli ha lo spartito sott'occhio posto sopra un pianoforte o un tavolino di cui si vale all'occorrenza con la mano sinistra. Egli sta in piedi, dà i movimenti, marca le battute, serve il cronometro, avverte con l'occhio, ed è il centro dell'unità. Il primo violino in genere non può disimpegnare lodevolmente il grande incarico della direzione; non si esige perciò in questo che la qualità di buon esecutore; il maestro al cembalo vicino al contrabbasso è poco utile; l'azione divisa tra lui e il primo violino è nociva alle unità di direzione. Siccome però nel maestro direttore pesa tutta la responsabilità, così si richiede un vero maestro che abbia scritto opere e sia dotato di esperienza da cui nasce la freschezza tanto necessaria alla buona direzione".
Ecco come doveva essere, secondo il maestro, la figura del direttore d'orchestra:
"Egli ha lo spartito sott'occhio posto sopra un pianoforte o un tavolino di cui si vale all'occorrenza con la mano sinistra. Egli sta in piedi, dà i movimenti, marca le battute, serve il cronometro, avverte con l'occhio, ed è il centro dell'unità. Il primo violino in genere non può disimpegnare lodevolmente il grande incarico della direzione; non si esige perciò in questo che la qualità di buon esecutore; il maestro al cembalo vicino al contrabbasso è poco utile; l'azione divisa tra lui e il primo violino è nociva alle unità di direzione. Siccome però nel maestro direttore pesa tutta la responsabilità, così si richiede un vero maestro che abbia scritto opere e sia dotato di esperienza da cui nasce la freschezza tanto necessaria alla buona direzione".
La disposizione degli strumenti, l'elasticità nell'accompagnamento del canto, gli effetti di omogeneità, di "chiaroscuro", la potenza nell'interpretazione delle opere dei grandi maestri, si possono perfettamente ottenere senza il concorso di elementi stranieri. In breve Paganini propone per la prima volta in Italia la figura del direttore moderno.
"Nulla sarà fatto senza la mia approvazione. Con tre lezioni date all'orchestra e con l'aver fatto mutare l'accento agli strumenti a fiato, ho ottenuto un eccellente effetto ne' I Puritani. Ho sottoposto ad un esame diversi professori di violino e avendone trovati alcuni privi di orecchio, sette sono stati esclusi dall'orchestra e dal teatro..." scriverà Paganini all'amico Germi in data 23 dicembre 1835.
Come direttore Paganini dirige la Sinfonia del Guglielmo Tell di Rossini, l'Overture del Fidelio di Beethoven e I Puritani di Bellini, che muore lo stesso anno (1835).
Gli spostamenti e le sostituzioni in orchestra, il minuzioso progetto di regolamento per la ducale orchestra di Parma, avveniristico per l'Italia di quei tempi, creano in breve malumori, sospetti, incomprensioni e una fitta rete di ostilità. Paganini entra sempre più in contrasto con il Gran Ciambellano, il conte di Sanvitale che definisce "una carogna" e con la nobiltà locale: "fottutissima città piena di nobiltà ignorante e imbecille, indegna di possedere una sovrana così buona!". Tutto questo costringe Paganini a dimettersi e lasciare la città, privando Parma di quella che sarebbe potuta essere la prima orchestra italiana di respiro europeo.
Bisognerà attendere Arturo Toscanini perché il progetto del maestro venga realizzato.
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