27/11/13

La principessa Elisa Baciocchi

"Non bella, bassa, sottile, quasi magra.
Tuttavia possedeva numerose qualità che,accoppiate all' ingegno e alla vivacità, ne facevano una donna affascinante. Essa aveva una viva, vigile penetrante intelligenza, una fantasia ardente, un' anima
 forte e un tocco di grandezza" Ida Saint- Elme


La principessa Elisa Baciocchi
Il 14 luglio 1805 Lucca assiste al trionfale ingresso di Elisa Bonaparte Baciocchi, incoronata principessa di Lucca e Piombino dal fratello imperatore.
"La sua carrozza, tirata da quattro cavalli e seguita da ventiquattro staffieri, attraversò la calma cittadina toscana come una sfolgorante visione di gloria napoleonica".
La fin troppo tranquilla città di Lucca diventa sotto il principato di Elisa una corte brillante e à la page. La nevrotica principessa (nonostante i litri di acqua e di latte di capra che ingurgita come curiosi sedativi) ha ereditato dal fratello la megalomania. Non si può dire sia bella come la sorella Paolina ma merita presto l'epiteto di Semiramide lucchese. Assume uno sproposito di funzionari, anche se poi non ha i soldi per pagarli: riesce a salvare le finanze con una trovata. Fa riaprire le cave di marmo di Carrara, riproduce in serie il busto di Napoleone e smercia quei costosissimi souvenir in tutta Europa. E' doveroso però riconoscerle una certa attività di governo. Riforma istituzioni, fonda un'Accademia, fa demolire case e chiese per aprire una piazza dedicata alla gloria del fratello, conia medaglie e fa confezionare costumi in oro e verde per i senatori e altre divise appariscenti per i dignitari della sua piccola corte da operetta; lei stessa disegna le divise.
Trasforma la barocca Villa Marlia in un gioiello di gusto tipicamente inglese; per ottenere l'acqua necessaria alle fontane delle sue ville, svia il corso del Fraga; inaugura un giardino zoologico, rivoluziona gusti e abitudini dando feste e accademie. Un elemento interessante delle feste di Elisa, esclusivo per l'Italia dell'epoca,  sono le scenografie effimere del trasparente, vedute prospettiche e imponenti elementi architettonici in tela o carta che, attraverso giochi di luce, danno un senso illusorio di profondità.

La corte di Elisa Baciocchi, dipinto di Pietro Benvenuti, 1813

E tutto questo, ampiamente criticato dall' Abate Chelini, cronista lucchese, nel suo Zibaldone, è opera della principessa, poiché il povero consorte, Felice Baciocchi, si abitua presto a contare pochissimo.

Elisa Baciocchi nomina Paganini, che dal gennaio 1805 risiedeva a Lucca, "direttore dell'orchestra" e "virtuoso da camera". In seguito lo retrocede secondo violino privilegiando, per ragioni di anzianità, Giuseppe Romaggi, concittadino di Niccolò, che già aveva occupato la carica di primo violino.

Paganini segue quindi la corte nei suoi vari spostamenti "impartendo lezioni al Principe Felice e partecipando anche come esecutore a feste e ricevimenti in varie sedi".
Un concerto di Paganini a Lucca, Annibale Gatti
Ma lasciamo parlare lo stesso Paganini: "La mia carica mi obbligava a sonare nei due concerti che si davano ogni settimana. Sonavo sempre accompagnato dal pianoforte, per il quale scrivevo un accompagnamento su cui, improvvisando, immaginavo un tema. Una volta, verso mezzogiorno, la Corte richiese per la sera un concerto per violino e corno inglese; il maestro d'orchestra rifiutò perché non aveva il tempo sufficiente; fui pregato di farlo e in due ore composi un accompagnamento per orchestra che la sera eseguii col professor Galli e che fece furore [...] Per tre anni diedi lezioni a Baciocchi... mentre dalla bocca di Elisa, i termini di "pizzicato, "staccato", "flautati", scappavano come altrettante bestemmie còrse [...] La principessa, che alle volte sveniva ascoltandomi, s'allontanava sovente per non privare gli altri del piacere di udirmi [...] Molto assidua a quelle riunioni era invece una signora che amavo. La nostra reciproca passione aumentò; ma forti ragioni ci imponevano prudenza e segretezza. Il nostro amore divenne più vivo che mai. Un giorno promisi a quella signora, per il prossimo concerto, una galanteria musicale allusiva al nostro amore, e feci annunciare alla Corte una novità intitolata Scena amorosa. (1) L'annuncio suscitò viva curiosità; ma lo sbalordimento dell'assemblea fu enorme, quando mi si vide entrare nella sala con un violino che aveva due corde soltanto. Avevo lasciato soltanto il "sol" e il "cantino": questo doveva esprimere i sentimenti di una giovane, l'altro il linguaggio appassionato di un amante... gli accenti più teneri seguivano ai trasporti impetuosi della gelosia. Erano melodie ora insinuanti, ora imploranti, accenti di furore e di felicità. Poi veniva la riconciliazione degli amanti, che eseguivano un "passo a due", terminante in una "coda" indiavolata... Il pezzo ebbe un successo considerevole. La principessa Elisa, dopo avermi colmato di elogi, mi disse graziosamente: "Lei ha fatto l'impossibile! Con una sola corda potrebbe fare altrettanto? - "Certo" - fu la mia risposta. Ci provai e ci riuscii. Composi per la quarta corda una sonata militare, intitolata Napoléon, che il 25 agosto eseguii dinanzi ad una Corte numerosa e brillante... A Lucca ho anche diretto un'opera intera con un violino che aveva soltanto due corde, il che mi fece vincere la scommessa di una colazione per venticinque persone [...] Senza smettere di appartenere a quella Corte, viaggiai per la Toscana. In un concerto dato a Livorno, un chiodo penetratomi nel calcagno mi costrinse a presentarmi sulla scena zoppicando, suscitando le risa del pubblico: nel momento in cui cominciai a sonare, le luci del mio leggio si spensero con altre risate del pubblico: all'inizio del concerto il cantino si ruppe, sicché dovetti sonare il mio concerto su tre corde soltanto, ottenendo un successo clamoroso. Feci anche tre viaggi nell'Italia Meridionale, cambiando programma in ogni concerto...".


La sonata Napoléon

Decorazioni e nomine piovono su Paganini. Elisa gli concede il titolo e gli assegni di Capitano della Gendarmeria Reale di Lucca e Piombino, una nomina puramente decorativa che gli da il diritto di indossare la divisa nei giorni di gala. Bisogna però dire che con tutte le cariche Paganini non è ben retribuito, poiché un documento dell'epoca afferma: "saranno pagati 45 scudi al mese per entrambi i fratelli Paganini" (2). E lo stipendio non aumenta nemmeno con il grado di capitano dei Gendarmi di S.A.R.I Elisa Baciocchi.

Note
(1) Può darsi che la "Scène amoureuse" che Paganini suonò per la prima volta su due corde fosse indirizzata a Madame Laplace, moglie del famoso astronomo. Quasi certamente essa fu una sua conquista.

(2) Il  fratello maggiore di Niccolò, Carlo, anch'egli violinista, per un certo periodo risiedette a Lucca come violinista.

La relazione con Elisa Baciocchi
"Si vede il cielo nei suoi occhi,e, alle volte, l'inferno" (Renée de Saussine)

A tutto questo si accoda una relazione con la Baciocchi, donna tutt'altro che facile e, secondo la testimonianza dello stesso Paganini, "capace di vessarlo in ogni modo".
Su questa relazione non esistono testimonianze ufficiali ma solo pettegolezzi di palazzo. Il Fétis si esprime in questi termini: "In quanto ai sentimenti della Principessa e di Paganini, sono cose che debbono essere trattate con molto delicatezza".


Villa Marlia, dipinto di Vincenzo Segarelli (1831)
 Paganini suonò più volte in questa residenza e in particolare nel teatro di verzura

Qualcuno dichiarò che Niccolò suonò varie volte solo per la Granduchessa di Toscana e nella più stretta intimità. Altri, che gli amanti si trovassero o a Villa Marlia o a Villa Saltocchio o a Massa, dove la principessa possedeva un ricco palazzo. Del resto pare che Giacomo Catalani, direttore del teatro di Massa, racconti qualcosa del genere e il Marmontant precisa: "Ogni sera verso mezzanotte Niccolò Paganini strisciava lungo il Palazzo, sulla terrazza del quale Elisa stava ad attenderlo palpitante d'amore".

Di certo ci sono le confidenze che Paganini fece molti anni dopo al figlio Achille che tramandò le confidenze del padre ai propri figli, ma di documenti certi che attestino l'autenticità della relazione non v'è traccia.

Paganini in un ritratto giovanile
 collezione privata
La principessa amava molto la musica, tanto da cadere in svenimenti. Nulla di più normale dunque che dalla passione per la musica fosse passata a quella per il musicista che tra l'altro le aveva dedicato il "Duo Merveille" e tre sonate per violino e chitarra
In quegli anni Niccolò era di bell'aspetto e l'aura del genio combinato al fascino della sua personalità dovettero fare il resto:

"Nel 1807 Paganini era bello. Alto, magro, caratteristicamente italiano, stranamente flessibile sulla vita, sciolto in tutti i suoi arti, anzi così dinoccolato da potersi rassomigliare scherzosamente un po' ad una marionetta, questo giovane dal viso pallido e l'occhio nero, fissamente magnetico, portava con sé quella specie di sigillo che contrassegna il tipo e la razza. Si poteva vestirlo di abiti trascurati, inadatti, poveri, ma sarebbe stato osservato anche nella folla. Quando si presentava sulla scena, pareva che un piccolo brivido, simile a quello che precede la tempesta, passasse sul pubblico. Questo giovinotto portava con sé, non il mistero delle sue reali cianciate avventure, ma il mistero del genio, cioè una cosa che nessuna confidenza di cortigiano o studio di psichiatri hanno ancora rivelato." Sante Bargellini

La principessa Paolina Borghese
Nel 1808 Niccolò si reca a Genova e poi a Torino in occasione dell'arrivo del principe Borghese con la consorte Paolina, sorella di Elisa, quale governatore generale dei dipartimenti piemontesi. Le feste sono grandiose e il 3 maggio 1808 ha luogo un ballo di gala al Teatro Imperiale durante il quale, dopo la quadriglia d'onore, gli ospiti augusti  danzano la danza popolare piemontese, la Monferrina. Il 15 agosto, per san Napoleone, santo di nuovissimo conio, ancora festeggiamenti: regate sul Po, luminarie per l'intera città e funzioni religiose in ogni chiesa. Paolina passa di festa in festa, sempre bella, seduttrice, capricciosa e affascinante. Ha 27 anni ed è al massimo del suo splendore. Arturo Codignola, autore di un diligente e interessante carteggio "Niccolò Paganini intimo", pubblicato a cura del municipio di Genova, con tutto il carteggio, sostiene che Niccolò "conquista le simpatie della Principessa Paolina Borghese, la quale, poco dopo, si ritira con lui in un discreto sito nelle valli piemontesi...". Anche in questo caso la relazione non è certa. Certa e documentata c'è la relazione di Paolina con il musicista Felice Blangini con il quale, il 1° maggio del 1808, la principessa si ritira nella palazzina di Caccia di Stupinigi. 

Ad ogni modo, comunque andarono le cose,  nel 1809 Elisa diventa Granduchessa di Toscana e Paganini la segue a Firenze; qui la Baciocchi aumenta l'etichetta e lo sfarzo della sua piccola corte ma soprattutto diventa sempre più gelosa e invadente nei confronti di Niccolò. 

Da musicista di corte a libero concertista
"Se ne partì veloce da Firenze. Vi era da parte di Niccolò non soltanto stanchezza di un rapporto ma irritazione verso Elisa, quasi certamente dettate dal suo prepotente intervento in situazioni sentimentali, frutto di gelosia". Pietro Berri

La vita di corte va a Paganini sempre più stretta, non solo per il "salario inadeguato" di cui si lamenta ma soprattutto per l'atteggiamento di Elisa, divenuta sempre più gelosa e possessiva. Dopo una piccola puntata a Genova, il 20 luglio 1809, per le nozze della sorella Paola Domenica (cui dedica la Serenata per viola, violoncello e chitarra), alla fine dell'anno avviene la rottura con la principessa, causa un piccolo incidente provocato ad arte da Paganini che vedeva la propria libertà minata e ormai innervosito dalla principessa. Ma lasciamo la parola alla Saussine:

"Doveva aver luogo una serata ufficiale della Corte alla quale Paganini doveva prender parte come direttore di una brillante orchestra, e come virtuoso, solo con le sue quattro, tre, due, e, persino, una corda. Il giorno stabilito, durante la consueta attesa febbrile, gli invitati rimasero sbalorditi.... Videro presentarsi, in grande uniforme, un capitano della Gendarmeria Reale, che si pose di fronte all'orchestra. Con uno scatto improvviso tutti i violini attaccarono. Quando nell'intervallo, Elisa esasperata mandò a dire al maestro di mettersi subito in abito nero, il capitano le fece rispondere che il suo brevetto di nomina gli dava il diritto di vestire l'uniforme in qualsiasi circostanza, senza eccezione. Nuovo ordine. Nuovo rifiuto. Come se nulla fosse accaduto, con la spada al fianco, egli andava di qua e di là, eseguiva i suoi "a solo", salutava e tornava a salutare, danzava. E la festa già inoltrata da molto tempo era al colmo, e ancora si vedeva una strana figura gallonata scivolare nelle contraddanze."
A notte tarda Niccolò parte da Firenze e si licenzia dai Baciocchi; per lui inizia una nuova fase: quella del "moderno" concertista.

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