"Paganini appartiene a quel genere di artisti per i quali si dovrebbe dire: sono perché sono e non perché altri furono prima di loro. Quello che purtroppo non ha potuto trasmettere ai successori è la scintilla attraverso cui animava e rendeva comunicativi tali folgoranti prodigi di tecnica. L'idea si scrive, la forma si disegna. Ma il sentimento dell'esecuzione non si può fissare, resta inafferrabile. E' il genio, l'anima, la fiamma vitale che spegnendosi lascia dietro di sé una tenebra tanto più profonda quanto più abbagliante è stato il fulgore con cui ha brillato. Ed ecco perché non solo le opere dei grandi virtuosi innovatori perdono sempre qualcosa a non essere eseguite dal loro autore, ma anche quelle dei grandi compositori originali ed espressivi conservano solo una parte della loro potenza quando l'autore non presiede alla loro esecuzione." (Hector Berlioz, Serate d'Orchestra)
Hector Berlioz nel 1832, ritratto di Emile Signol villa Medici, Roma |
E' il 22 dicembre 1833, la Sinfonia Fantastica di Hector Berlioz, diretta da Narcisse Girard viene lungamente applaudita. Scrive Berlioz nelle sue memorie: "Un uomo dai capelli lunghi, gli occhi penetranti, il volto strano e scavato, posseduto dal genio, colosso tra i giganti, che non avevo mai visto prima e il cui aspetto mi inquietò profondamente, mi stava aspettando. Mi fermò e mi strinse la mano, colmandomi di intensi elogi che mi riscaldarono il cuore e la mente: era Paganini!!".
Inizia in questo modo l'amicizia e la stima reciproca dei due grandi artisti. Qualche settimana dopo Paganini si reca da Berlioz con una bellissima viola Stradivari da lui soprannominata "controviola", per via del suono e delle dimensioni più ampie del consueto, commissionando al compositore un concerto per quel magnifico strumento. "Ho fiducia solo in voi per questo tipo di lavoro".
Come era prevedibile, Berlioz, che conosceva tutte le risorse dell'orchestra ma non era un mago dell'archetto (suonava solo la chitarra e il flauto), subordinò il risalto solistico e trascendentale a quello schiettamente compositivo e timbrico-sinfonico. Di qui l'osservazione contrariata di Paganini: "Non ci siamo! Io taccio troppo a lungo, bisogna che io suoni sempre". Così Paganini si trovò a dovere scrivere da sé quella che risultò essere la "Sonata per la Gran Viola", eseguita per la prima volta nelle Hannover Square Rooms di Londra il 27 aprile 1834. Questi concerti, cui partecipa anche una giovane cantante, Charlotte Watson, pongono fine all'intensissima tournée europea del maestro.
Come era prevedibile, Berlioz, che conosceva tutte le risorse dell'orchestra ma non era un mago dell'archetto (suonava solo la chitarra e il flauto), subordinò il risalto solistico e trascendentale a quello schiettamente compositivo e timbrico-sinfonico. Di qui l'osservazione contrariata di Paganini: "Non ci siamo! Io taccio troppo a lungo, bisogna che io suoni sempre". Così Paganini si trovò a dovere scrivere da sé quella che risultò essere la "Sonata per la Gran Viola", eseguita per la prima volta nelle Hannover Square Rooms di Londra il 27 aprile 1834. Questi concerti, cui partecipa anche una giovane cantante, Charlotte Watson, pongono fine all'intensissima tournée europea del maestro.
La Sonata per la Gran Viola
Al concerto per viola rifiutato da Paganini, Berlioz aggiunge altri "tre quadri" e il tutto diventerà "L'Aroldo in Italia", sinfonia in quattro parti con viola solista, ispirata al celebre poema di Lord Byron "Il pellegrinaggio del giovane Aroldo", inserita tra i ricordi delle suo viaggio in Italia di qui il titolo "Aroldo in Italia".
Passano quattro anni. E' il 16 dicembre 1838. In un concerto tenutosi al Conservatorio, sono in programma la Sinfonia Fantastica e L'Aroldo in Italia. Quel giorno in sala è presente Paganini
L'omaggio di Paganini a Berlioz - Adolphe Yvon, 1884 |
Nonostante l'Aroldo fosse stato già eseguito diverse volte in quegli anni, Paganini non aveva mai avuto modo di ascoltarne un'esecuzione.
Quel giorno è lo stesso Berlioz, nonostante una forte bronchite, a dirigere l'orchestra. Al termine del concerto il compositore è stanco e tremante per la febbre. "All'entrata sul palco mi si avvicinò, gesticolando animatamente, Paganini in compagnia del figlio tredicenne Achille. A causa della malattia alla laringe, che doveva poi portarlo alla morte, era quasi completamente afono, e quando non si trovava in un luogo immerso nel silenzio, soltanto il figlio poteva sentire, o meglio intuire le sue parole. Fece un cenno al ragazzino ed egli, salito su una sedia, accostò l'orecchio alla bocca del padre e lo ascoltò attentamente. Poi, sceso dalla sedia, mi disse: "Mio padre mi ha chiesto di dirvi che nella sua vita non ha mai provato una simile emozione a un concerto: che la vostra musica lo ha emozionato... Mi trascinò sul palco [Paganini], dove si trovavano ancora molto musicisti, si inginocchiò e mi baciò la mano. Penso che non ci sia bisogno di descrivere lo sbalordimento che mi invase...".
L'Aroldo in Italia diretto da Arturo Toscanini
Il giorno dopo, a letto ammalato, Berlioz riceve la visita del giovane Achille: "Mio padre sarà molto dispiaciuto quando saprà che siete ancora malato e vi farebbe volentieri visita. Questa è la lettera che mi ha chiesto di consegnarvi." Mentre la stavo aprendo, il ragazzino mi fermò e mi disse: "Non occorre rispondere, mio padre ha detto di leggerla quando voi sarete solo". E subito uscì. Pensai si trattasse di una lettera di congratulazioni e di cortesia, l'aprii e lessi:
Beethoven spento, non c'era che Berlioz che potesse farlo rivivere; ed io che ho gustato le vostre divine composizioni, degne di un genio qual siete, credo mio dovere di pregarvi a volere accettare, in segno del mio omaggio, ventimila franchi i quali vi saranno rimessi dal Sig. Barone di Rothschild dopo che gli avrete presentato l'acclusa.
Credetemi sempre il vostro aff. amico
Niccolò Paganini
Parigi, li 18 dicembre 1838.
In questo modo Paganini riparò al torto fatto a Berlioz pochi anni prima, riconoscendo pubblicamente il valore dell'opera da lui stesso rifiutata.
Sei giorni dopo Berlioz si reca in rue de la Victoire al Neothermes di Parigi, dove Paganini alloggiava e, in una lettera alla sorella, così descrive il commovente incontro:
"L'ho trovato solo in una grande sala del Neothermes, dove dimora. Sai che da un anno ha completamente perduto la voce e che, senza l'aiuto di suo figlio, si dura fatica ad intenderlo. Quando mi vide gli salirono le lacrime agli occhi (ti confesso che le mie non erano lontane dalle palpebre); ha pianto questo feroce mangiatore di uomini, questo assassino di donne, questo galeotto liberato, come è stato definito tante volte, ha pianto a calde lacrime abbracciandomi: "Non parlatemi più di tutto questo - mi ha detto - non ne ho alcun merito: è la gioia più profonda, la soddisfazione più completa che ho provata durante la mia vita; voi mi avete dato delle emozioni che non sospettavo, avete fatto avanzare la grande arte di Beethoven [...] Con l'aiuto del piccolo Achille ho compreso che diceva: "... tutta questa brutta gente che parlava e scriveva male di voi non sarà più così audace, poiché non si potrà dire che io non me ne intenda, io, sono conosciuto per non esser facilmente accontentabile".
Berlioz, in cattive condizioni economiche, poté, grazie al generoso dono del maestro, pagare tutti i suoi debiti e dedicarsi totalmente alla musica.
Compose poi un'opera dedicata a Paganini che però il maestro non fece in tempo ad ascoltare perché morì di lì a poco:
"Dopo una lunga esitazione mi decisi per una sinfonia con cori, soli e recitativo corale, il cui sublime e sempre attuale tema sarebbe stato il dramma di Shakespeare Giulietta e Romeo".
Giulietta e Romeo, dedicata da Berlioz a Paganini
Paganini aveva la reputazione di essere tirchio e, in effetti, da buon genovese, era molto tirato nelle spese. Tuttavia, come ricorda il post, fu generosissimo con il giovane Berlioz. Se le persone danarose, che pur non sono poche nella malridotta odierna Italia, fossero tirchie come Paganini e ne seguissero l'esempio, molti giovani di talento ma di famiglia povera, avrebbero modo di affermarsi nella vita e contribuire alla rinascita del loro Paese.
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